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STOP THE BULLSHIT! BRANDOLINI ED UNA ABITUDINE VECCHIA DI 2500 ANNI

Legge di Brandolini fake newsLa legge di Brandolini cerca di spiegare il fenomeno delle Fake News che, in realtà, esiste da più di 2.500 anni. Scopri i segreti in questo post


E’ il 478 a.C. ed il generale Pausania si sta preparando ad affrontare i Persiani. Proprio quei Persiani che, poco tempo prima, nella famosissima battaglia delle Termopili (quella raccontata nel film 300) avevano ucciso suo zio Leonida.

Proprio quella battaglia che, grazie alla strategia e alla strenua resistenza di pochi uomini, aveva portato alla ribalta il nome degli Spartani come popolo di guerrieri feroci ed indefessi.

Quella campagna sarà vittoriosa e, praticamente, sgomberò il mar Ionio dalle flotte Persiane permettendo alle altre città di essere liberate.

Quella che sembrava essere una storia di successo diventò invece l’inizio della fine. Pausania fu accusato dagli alleati di comportamenti tirannici e si insinuò anche di presunti contatti con i Persiani. A confermare i dubbi ci pensò un suo “amico” che mostrò un carteggio fra Pausania ed il Gran Re di Persia, Serse. La conseguenza fu ovvia. Condanna alla pena capitale e, nonostante tentò di sfuggire rifugiandosi in un tempio, venne lasciato morire di fame dopo averne sigillate le porte.

Peccato che… la lettera fosse falsa.

E’ uno dei primi esempi di Fake news conosciuto che data 2.500 anni fa.

Da allora, come sappiamo, il fenomeno si è esteso verso proporzioni mondiali anche grazie alla facilità di accesso alle informazioni.

Ho già parlato qualche tempo fa di differenza tra accessibilità, intesa come capacità di trovare informazioni, e fruibilità, intesa come capacità di usare e capire le informazioni, con quest’ultima che è diventata un’arte complicata a causa della necessità di verificare le fonti e dell’aumento di competenza richiesta per farlo.

E’ una questione di quantità.

Se ci sono tante informazioni sappiamo che molte di queste saranno false o, comunque, non totalmente corrette.

Questo è un fenomeno che mi ha sempre interessato. Infatti, mi sono sempre chiesto come mai, in questo sistema complesso, c’è un aumento di notizie false invece di esserci una naturale riduzione dato che, in generale, ho più persone che possono verificare e bloccare questo flusso malato. Stiamo parlando di conoscenza condivisa: più persone che possono mettere a disposizione la propria intelligenza e filtrare i disturbi.

Ci sono due differenti modi per spiegarlo.

Uno è prettamente legato alle neuroscienze e l’ho descritto in QUESTO MIO VIDEO.

L’altro approccio è più empirico e, non per niente, è stato teorizzato da un programmatore italiano: Alberto Brandolini.

Il principio di Brandolini, scritto nel 2013 ovviamente sul suo account Twitter (giusto per ricordare quali sono i supporti che sono oggi considerati affidabili per la trasmissione delle informazioni) recita: “The bullshit asimmetry: the amount of energy needed to refute bullshit is an order of magnitude bigger than to produce it.”

L’energia che serve per confutare una cag.ta (perdonate la censura) è un ordine di grandezza superiore a quella che serve per produrla.

Come nei cartoni animati, quando viene fatta rotolare una palla di neve da sopra una montagna e dopo poco ci troviamo una valanga che non si riesce a bloccare.

Se affrontassimo questa teoria da un punto di vista evoluzionistico il risultato sarebbe scontato. Tendiamo a CONSERVARE l’energia e quindi tutto quello che ha bisogno di uno sforzo elevato viene evitato.

Girano delle sciocchezze? Facciamo troppa fatica a confutarle? Lasciamole girare!!!

Non essendo particolarmente soddisfatto della risposta però, ho cercato di capire il perché ci sia questo sbilanciamento di forze.

Una teoria interessante che ho trovato è basata su tre asimmetrie.

  • Asimmetria dell’impatto: la diffusione e la condivisione conferisce alla sciocchezza un impatto maggiore rispetto a qualsiasi disinnesco che segue come se le visualizzazioni le dessero una forza sovrumana.
  • Asimmetria della ritenzione della memoria: la traccia lasciata nella memoria dal discorso è molto più profonda di qualsiasi informazione che poi la contraddica.
  • Asimmetria dell’unzione: colui che diffonde il discorso è unto di un’aura vantaggiosa, mentre quello che cerca di portare alla ragione, è un guastafeste che non capisce nulla dell’importanza dell’informazione.

 

Questa osservazione ci dimostra come questo fenomeno sia presente nella nostra cultura da anni e lo conferma anche il fatto che ci sono tecniche specifiche di dibattito che si basano su questo modo di operare.

La più conosciuta è quella Gish Gallop una tecnica di argomentazione che si concentra sul travolgere gli interlocutori con il maggior numero di argomenti possibile, senza riguardo per l’accuratezza o la forza dei singoli argomenti.

“In pratica si affronta un avversario esprimendo una rapida e numerosa serie di argomenti pretestuosi, mezze verità e distorsioni in un breve lasso di tempo, il che rende impossibile per l’avversario confutarli tutti nell’arco di un’unica discussione in tempo reale. Quest’ultimo si può trovare dunque in cattiva luce, poiché chi ascolta non conosce questa tecnica e tende a mettere in dubbio la capacità di discussione dell’avversario. E questo funziona ancora meglio se nessuno degli argomenti è sottoposto a un fact-checking indipendente o se il pubblico ne ha una conoscenza limitata.”

L’effetto è poi esplosivo nel contesto dei social network dove non esiste dibattito e si può scrivere e far circolare in massa ciò che si vuole.

Dobbiamo quindi ringraziare il signor Gish se oggi siamo circondati da una montagna di tesi “non propriamente scientifiche” o cospirazioniste.

E, sempre grazie al signor Gish, abbiamo oggi un dibattito politico che sfrutta il principio di Brandolini e la Gish Gallop per accalappiare nuovi voti.

Non credo serva ricordare la campagna Trumpiana (di cui ho scritto IN QUESTO POST) o, a casa nostra, la famosa “Bestia di Salvini” che ha avuto qualche coda extra politica.

La domanda quindi viene spontanea.

Vale davvero la pena di impiegare il tempo e lo sforzo per contestare, correggere e chiarire articoli che si basano su affermazioni palesemente errate?

Vale la pena fermare il flusso di like che ne potenziano la forza come abbiamo visto nell’asimmetria dell’impatto?

Io penso di sì soprattutto considerando le conseguenze che potrebbe avere assieme allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ho già accennato IN QUESTO POST di come Tay, un BOT di Microsoft, in sole 24 ore abbia iniziato a rispondere in maniera Razzista ed omofoba a causa dei commenti ricevuti su Twitter.

Contestare le falsità può non sembrare avere alcun effetto immediato, ma qualcuno, da qualche parte, sentirà o leggerà la nostra risposta.

L’obiettivo non è far cambiare idea al venditore di sciocchezze, ma a quei lettori che hanno una mente aperta e capace di avere una discussione corretta. Anche se si dice che mentre una bugia vola la verità la insegue zoppicando, rinunciare a fermarla potrà solo peggiorare le cose.

 

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