DIFFIDATE DEL “IO SONO UNA PERSONA VERA” PERCHE’ QUESTA NON E’ UNA COMUNICAZIONE DA LEADER
Stiamo vivendo in un periodo storico dove la comunicazione deve essere curata e non lasciata a “Io dico sempre quello che penso”. Ecco perchè non è assolutamente un approccio da leader.
DISCLAIMER: se pensi che Luigi Di Maio, il Ministro degli Esteri della Repubblica italiana, durante l’invasione Russa in Ucraina abbia fatto bene a dire che “tra il presidente Russo ed un qualsiasi animale c’è un abisso”, NON LEGGERE QUESTO POST
Trovo questa uscita di un ministro della repubblica, invitato in una trasmissione televisiva, una chiara indicazione della sub-cultura che è oggi dominante (oltre che una assoluta mancanza di leadership).
La definirei la cultura del
Io sono una persona vera! Dico sempre quello che penso.
La considero un prodotto di scarto di una cultura che vede la definizione di “democrazia” come la possibilità di fare ciò che si vuole.
La prima spiegazione, forse iper-semplificata, trova una radice nell’approccio da social media e da reality show. Quello legato ad uno scenario dove non esiste più un confronto, una negoziazione, ma semplicemente un botta e risposta o, peggio, un commento spesso mascherato dietro uno schermo o dietro un nickname.
E’ un approccio tipico di un periodo dove l’egoismo è esasperato, dove il bene del singolo prevarica quello del gruppo. Un periodo che potrei chiamare IOCENTRICO.
Viviamo in un tempo in cui godiamo come mai prima della possibilità sconfinata di dire quello che vogliamo, in qualsiasi momento e a una platea vastissima. Questo, nonostante molti pensino di essere controllati da “un nuovo ordine mondiale” che fa di tutto per censurarci.
La cosa terribile di questa libertà mai avuta prima, è che siamo spesso costretti a fare da spettatori involontari della filippica declamata dal fenomeno di turno (cosa che a ben pensarci sto facendo anche io nel momento esatto in cui scrivo).
Quello che più mi sorprende è che questa schiettezza, questa mancanza di filtro tra la bocca ed il cervello viene vista, assieme alla velocità di reazione, come un valore positivo.
Ecco, vorrei essere chiaro e diretto.
Per me, questo non è un valore.
Anzi, è un clamoroso passo indietro nella nostra umana capacità di analizzare la situazione che ci circonda ed isolare quella parte del cervello rettile che ha come segnali i soli “scappa o combatti”.
Al contrario, invece, il cervello più moderno che ci distingue dagli altri animali (la corteccia pre-frontale) è in grado di trovare un modo intermedio di gestire i propri comportamenti in funzione della situazione e saperlo usare bene ci può portare ad avere dei vantaggi enormi.
Le parole sono importanti
diceva tempo fa Nanni Moretti nel suo Palombella rossa.
Per pensare ci vogliono le parole giuste
dice oggi il Prof.Galimberti, proprio per sugellare l’idea che saper cosa dire, come dirlo e quando dirlo è una caratteristica cruciale specie in posizioni apicali dove dobbiamo mostrare e dimostrare la nostra leadership.
Cito un brano che ho trovato in un sito e su cui sono totalmente d’accordo:
“Dire quello che ci passa per la testa vuol dire seguire l’istinto del momento, è un lampo che abbaglia per qualche secondo; niente di più distante dal pensiero, che si porta dietro l’atto del ragionare, del riflettere, del pensare appunto.
Pensare a cosa dire significa soprattutto scegliere con cura cosa non dire.
Cadiamo sovente nell’errore, infatti, di chiamare schiettezza quella che in realtà è incapacità di valutare l’appropriatezza di quel che diciamo, finendo col mettere la maschera della sincerità sul più rude dei volti.
Qualcuno dirà che la democrazia prevede anche che si possa godere della libertà di espressione. Giusto. Ma il fatto che ci si possa esprimere come più ci piace, non dovrebbe esimerci dal valutare anche la bontà dei contenuti, anche a costo, per una volta, di anteporre il rispetto per gli altri alla nostra vanità.”
Se ti invitano in una trasmissione televisiva di informazione e sei all’interno di quello che, ancora oggi, è IL MEZZO DI INFORMAZIONE principale (quantomeno per chi ha la mia età) devi saper comunicare in maniera corretta. E questo vale anche se sei, molto più umilmente, a capo di un’azienda o di un team.
E comunicare DA LEADER, quale mi aspetto debba essere un ministro della Repubblica, significa comprendere la situazione.
La leadership è SITUAZIONALE lo abbiamo detto mille volte, e situazionale è anche la comunicazione che è una delle armi a nostra disposizione.
Dobbiamo partire dalla situazione attuale, dalle persone e dal nostro obiettivo principale e, da qui, dobbiamo declinare il nostro tipo di comunicazione scegliendo CON CURA cosa dire.
Lo facciamo con i bimbi piccoli ai quali dobbiamo insegnare delle cose, trovo incredibile che non lo si faccia anche tra adulti in una discussione complessa.
E, a meno che l’obiettivo non sia biecamente attrarre i consensi di chi ama sentire offendere i cattivi, questo è l’unico modo per comunicare correttamente, specialmente se parli a nome del popolo italiano.
Qui mi fermo. Ho già parlato più volte della brutalità e della pochezza della comunicazione politica e di quanto sia distorto il suo obiettivo: il consenso, (l’applauso della tua community che condivide con te alcune idee) e non tanto dimostrare la tesi ma smontare la credibilità della persona che hai davanti. Puoi trovare qualche pensiero cliccando QUI.
Per oggi è tutto… Buona giornata!